lunedì 31 gennaio 2011

14. 23 febbraio 1992 - CLAUDIO BAGLIONI

Oltre il Concerto Tour
Forum Assago - Milano
Durata: 3h 20'
Prezzo: 38.000 Lire
Posizione: Spalti
Sold-Out:
Pubblico: Pieno











Il 1991 si era chiuso con soli tre concerti visti, di cui due di Gianna Nannini. Non una grande annata insomma.
Il concerto che apriva l'anno nuovo merita però una breve introduzione.

Fino alla metà del 1991 il mio sentimento per Claudio Baglioni era sempre stato chiaro e senza indecisioni: lo detestavo come persona e lo disprezzavo come cantautore.
Così, senza la minima incertezza.
C'è però un lato del mio approccio alla musica che è sempre rimasto oscuro a buona parte dei miei amici: non mi sono mai fatto preclusioni per nessun genere musicale e/o artista, italiano o straniero, commerciale o di nicchia.
Così ho sempre ascoltato artisti come Brian Eno e i Roxette, gli Autechre e gli Ace Of Base, i CCCP e Luca Carboni. Senza alcun problema di identità.
In quel periodo frequentavo un gruppo di amici, tutti fedeli ammiratori dell'italico cantautore per eccellenza: Claudio Baglioni, appunto.
Il mio disprezzo per lui era saldo e sulla base delle mie convinzioni, opponevo una fiera resistenza all'ascolto di qualsivoglia canzone la Miki, Claudia, Stefano C., Roberto e Stefano A, provassero a propinarmi. 
Ma le cose cambiarono.
Quell'anno infatti, frequentando la V classe integrativa al Liceo Artistico, e quasi ogni giorno percorrevo in macchina la strada di andata e ritorno da casa a scuola con l'amico di allora (e di lunghissima data, visto che avevamo fatto le elementari assieme) Stefano C., e lui, che fossimo sulla Panda della madre o sulla Escort del padre, ascoltava solo una cassetta: 'Oltre', il doppio disco di Baglioni uscito qualche settimana prima dopo una lunghissima e travagliata gestazione.
Qualcosa accadde: a forza di ascoltarlo infatti, ricordo perfettamente che ad un certo punto mi resi conto che mi era rimasta in testa una canzone, tra l'altro non una delle migliori di un album che ancora oggi ritengo essere il suo più ardito e riuscito: 'Navigando'.
Mi colpì la complessità del testo e come ad ogni ascolto si cogliessero delle sfumature inedite a livello interpretativo.
Così chiesi a Stefano di farmi una copia di 'Oltre' e fu la fine. O l'inizio.
Curioso allora come oggi, decisi di testare dal vivo quello che mi piaceva su cassetta: a Milano erano state fissate una serie di 4 o 5 date del primo tour legato ad 'Oltre'. Tutti avevamo concentrato l'acquisto dei biglietti per la prima data, e una volta entrati al Forum accadde un piccolissimo ma significativo miracolo: con 10000 persone assiepate sugli spalti il caso volle che ci incontrammo tutti, riuscendo così a vedere il concerto assieme. Il tutto senza telefonini!

Lo show era pensato in maniera molto originale e del tutto inedita per me: il palco era posizionato al centro della platea un po' come era successo con il 'LoveSexy Tour' di Prince nel 1988. Che per altro avevo visto solo in videocassetta.
Lo spettacolo fu per il sottoscritto sorprendente per parecchi motivi: per prima cosa ero basito dal pubblico. I cori, per lo più femminili, erano un tutt'uno che a volte copriva la voce amplificata di Baglioni. Era una vera festa, un happening di gente che si divertiva e se la godeva. 
L'essere noi stessi un gruppo di quasi 10 amici era in sé un mini evento: con noi c'era anche Lilly che nella mia memoria era la prima vera fan di Claudio Baglioni avessi mai conosciuto; quando io ero bambino e lei una adolescente, passavo i pomeriggi a casa sua a giocare con suo fratello Ale, era la fine degli anni '70. Lei aveva i suoi LP storici, li ascoltava in continuazione. Il ricordo di lei con i capelli lunghissimi che canta Baglioni, le copertine di quegli album tra le sue mani e quanto di più 'seventies' riesca a ricordare!

Il concerto durò quasi 3 ore e 1/2, non potevo credere che un cantante con una voce del genere riuscisse a reggere un concerto così lungo ed impegnativo, uno show che per durata rimane a tutt'oggi il più lungo in assoluto a cui io abbia assistito.


Visto con: Stefano A. / Patrizia / Roberto L. / Claudia / Chiara / Michela / Lilly / Massimo M.

domenica 30 gennaio 2011

13. 14 agosto 1991 - GIANNA NANNINI

Scandalo Tour 1991
Centro Sportivo - Porto Azzurro (Isola d'Elba)
Durata: 2h
Prezzo: 31.000 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Pubblico: Pieno (5000 p.c.)









Sìsì, ancora lei. E se sperate che si esaurisca qui, vi sbagliate di grosso. Cosa posso farci? Ero obnubilato dall'amore!

La vacanza all'Elba temo venne organizzata anche per vedere questo concerto e in questo senso aprì una consuetudine poi ripresa negli anni: quella di far coincidere i viaggi con live, a volte clamorosi.
Con Gabri dormivamo in una tenda montata nel giardino di sua zia perché all'interno c'era il 'tutto esaurito'.
Ma andava benissimo così.

Il concerto si ricorda per due situazioni in particolare: 1. La disorganizzazione totale ad accogliere un evento del genere e 2. Il fatto che io e Gabre con una richiesta in particolare urlata in coro ad ogni pausa tra una canzone e l'altra, creammo un certo scompiglio che fece prendere alla scaletta una piega inedita. Per non farmi mancare nulla ero ancora PROTAGONISTA di un concerto! :)

Partiamo dall'inizio: come era d'obbligo in quel periodo ci presentammo col dovuto anticipo ai cancelli. Essendo la metà di agosto a questo giro il compagno nelle ore d'attesa fu un caldo mortale. Ero circondato, come ormai d'abitudine, dalle stesse lesbo-fans di tutte le volte. L'equazione era presto risolta: non poteva essere un caso che andassimo agli stessi concerti, significava che quelle se li facevano TUTTI, ovunque fossero, in qualunque periodo dell'anno. Mi chiedevo seriamente se non si rompessero a vedere tutti quei concerti della Gianna e, soprattutto, dove trovassero tempo e denaro per alimentare quel fuoco sacro che bruciava dentro loro.
Queste domande si possono ripetere per ogni artista. Un giorno creerò un post per provare a dare una risposta.

Tornando alla Gianna all'Elba, il momento dell'apertura dei cancelli fu da panico: a provare a dare una logica al momento c'erano un paio di vigili urbani che rimasero interdetti quando capirono che non avrebbero potuto gestire l'orda che premeva sul cancelletto del campo sportivo di zona... che venne praticamente sfondato. La prima fila fu nostra per la terza volta consecutiva!
Il concerto si svolse senza particolari avvenimenti fino a quando, approssimativamente dalla metà dello show in poi, con Gabri decidemmo che volevamo sentire 'California', che ci era stata negata sino a quel momento e nei concerti visti nei due anni precedenti.
Sincronizzando le voci lo urlavamo ogni volta che, tra una canzone e l'altra, scemavano urla e applausi. Intorno a noi ci si derideva perché 'La Gianna non la canta mai, è inutile!'.
E invece: ad un certo punto deve essersi scassata di sentire questi due che urlavano dalla prima fila e, con la simpatia che da sempre la contraddistingue, disse: 'Noi si suona quel che vogliamo noi'.
A questa gentilezza fece seguire, non so ancora perché, dato che il risultato sarebbe stato ovvio per chiunque, un referendum per alzata di mano, indirizzato ai 5/6000 del pubblico. Forse voleva dimostrarci quanto era democratica: così chiese a chi voleva sentire 'California' di alzare la mano, col risultato che tutti la alzarono, ovviamente.
Così, con una voglia che vi lascio solo immaginare, si vide costretta a cantarla. Male e neanche tutta.
Uscimmo dal campetto a fine concerto con una discreta carogna addosso: eravamo riusciti a farle cantare una delle sue canzoni più belle, famose e riuscite di sempre, ma lei in compenso l'aveva rovinata cantandola a pezzi e male.

Questa storia non poteva finire lì e al concerto seguente avrebbe avuto un suo epilogo!


Visto con: Gabri / Letizia

sabato 29 gennaio 2011

12. 15 giugno 1991 - NOTTE CONTRO I RAZZISMI

Arena Civica - Milano
Durata: /
Prezzo: Gratis
Posizione: 1° fila
Sold-Out: /
Pubblico: Pieno





Questo concerto venne organizzato, come il nome suggerisce, per sensibilizzare il pubblico contro il razzismo e ci suonarono e cantarono un botto di artisti italiani.
Io, la Sara, la Gabri e la Barbara (quest'ultima persa di vista quasi subito), riuniti per la prima volta per un concerto dai tempi dei Cure nella stessa location, decidemmo di presenziare per motivi diversi: io e la Gabri per Gianna Nannini (ogni commento è superfluo), la Sara per Edoardo Bennato (ha attraversato anche quella fase...) e la Barbara non si è mai scoperto, dato che non mi sembra di ricordare che ci fossero i Litfiba o i CCCP, le uniche realtà musicali italiane che lei ascoltasse.
Comunque, l'unica cosa degna di nota che ricordo del pre-concerto fu che mentre camminavamo intorno all'Arena, incrociammo Bobo Craxi. Ce ne accorgemmo tutti tranne la Barbara, che quando cominciammo a ridere ne volle sapere il motivo. Morale: cominciò ad insultare il Piccolo Craxi ormai distante una ventina di metri, con epiteti tipo: 'testa di cazzo', 'brutto stronzo', 'figlio di puttana'. Tutte rivolte con la caratteristica mano aperta.
Erano anni difficili.

Il concerto si consumò nell'attesa degli artisti preferiti. Per dare un senso al nome della serata RAF venne a più riprese insultato dal pubblico (Sara per prima). Finito il breve set di Bennato e della Gianna, uscimmo dal pubblico per non dover sopportare l'imposizione di cantanti non graditi.
E poi c'erano i PRESENTATORI, perché la serata andava in diretta su RAI2. E chi erano? Gegé Telesforo e Antonella Clerici. No, dico, Antonella Clerici.
Detto questo, non aggiungerei altro...




Visto con: Sara / Gabri (Barbara)

venerdì 28 gennaio 2011

11. 11 giugno 1991 - JOE JACKSON

Laughter & Lust Tour
Teatro Smeraldo - Milano
Durata: 1h 45'
Supporter: Hue & Cry
Prezzo: 44.000 Lire
Posizione: 6° fila
Sold-Out:
Pubblico: Pieno










Finalmente arrivava in Italia un artista che aveva segnato la mia fine liceo. 
Ricordo perfettamente come lo conobbi. Era un sera qualunque e stavo guardando distrattamente VideoMusic quando passarono la clip di 'Steppin' Out', che già ai tempi era tutt'altro che un pezzo nuovo. 
Mi innamorai perdutamente di quella canzone e anche del video, con le sue atmosfere newyorkesi malinconiche e demodé.


Uscii e mi precipitai in Piazza San Marco in Brera, dove un tempo c'era un grosso negozio di dischi, ormai scomparso da anni. Comprai l'album 'Night & Day' e a seguire 'Blaze of Glory', ai tempi l'ultimo suo lavoro. Peccato non averlo visto con il tour che lo seguì.
Come spesso accadeva in quegli anni arrivavo un tantino in ritardo sul periodo aureo degli artisti che scoprivo. 'Lughter & Lust' era un disco non proprio riuscitissimo, ma Joe Jackson era una di quelle passioni che al liceo avevo 'scelto', ovvero che non mi aveva 'attaccato' nessuno e che non condividevo (non per scelta mia) con le mie amiche: oltre a lui le già citate Wendy & Lisa, Pat Benatar e Prince.
Insomma: comprai il mio biglietto solitario che dopo l'esperienza di Suzanne Vega (dove la vedevo dal ginocchio in su) scelsi di posizionare un po' più indietro e in centro sul corridoio. Nearly perfect!
Ancora non riuscivo a godere del privilegio di poter arrivare 10 minuti prima dell'inizio del concerto e trovare il mio posto, libero, ad aspettarmi: ancora gioivo di quella perversa sofferenza ad aspettare ore ed ore seduto sul cemento e il balia delle intemperie. Uh, come si cambia!
By the way, lo show fu magico, come spesso accade solo nelle 'prime volte': scoprii un personaggio unico, capace di interpretare i suoi pezzi, soprattutto i classici, con una classe unica. Gran pianista, dinoccolato e un po' impacciato nei movimenti, incantava il pubblico milanese che scoprivo essere a lui da anni molto fedele. 
Tra una canzone e l'altra ci intratteneva con battute e frasi in italiano (più o meno) che leggeva da un piccolo block-notes che teneva in tasca e che estraeva all'occorenza.
Iniziò la scaletta proprio con 'Steppin' Out', un po' come a non volere pensarci più. Io teoricamente, col cuore sanguinante per l'improvvisa coltellata, sarei potuto morire lì dopo le prime 4 note, ma resistetti fino alla fine. La cosa mi permise di godere di una scena demenziale: il buffone Mario Luzzato Fegiz (per chi avesse la fortuna di non conoscerlo, trattasi del critico musicale del Corriere) pensò bene di andarsene dopo 4/5 pezzi. Ovviamente il giorno dopo sul suo quotidiano era pubblicata la recensione dell'intero concerto ... imperscrutabili misteri del giornalismo!
Le quasi 2 ore di concerto furono una gioia distillata e cementarono un amore che ancora oggi è vivo e vegeto.



Scaletta: Steppin' Out / Right And Wrong / It's Different For Girls / Got The Time / Obvious Song / It's All Too Much / You Can't Get What You Want / Another World / Fools In Love / The Other Me / My House / Home Town / Rant And Rave / Nineteen Forever / Oh Well / Jamie G. / Stranger Than Fiction / I'm The Man / A Slow Song

giovedì 27 gennaio 2011

10. 14 dicembre 1990 - GIANNA NANNINI

Scandalo Tour 1990
Palatrussardi - Milano
Durata: 2h 15'
Prezzo: 30.000 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Pubblico: 7000 p.c.







Gianna Nannini. Ancora lei, due anni dopo. Il mio affetto per lei si era un po' rinsaldato con l'uscita di Scandalo e anche se negli ultimi 26 mesi avevo decisamente aperto gli occhi e allargato gli orizzonti (si parla sempre di concerti), l'idea di non assistere ad un suo concerto era semplicemente inconcepibile. Infatti ripetei la manfrina della prima volta, solo che a questo giro la new entry fu il freddo, e aspettare fuori per 7 ore si rivelò un compito arduo.


Non sto a dilungarmi: prima fila, gran pressione, lesbiche come se piovesse. L'unico ma importantissimo miglioramento rispetto all'appuntamento del 1988 fu la scaletta che, seppur troppo timida nel ripescare dal vecchio repertorio per i miei gusti, regalava se non proprio delle sorprese, alcune canzoni che scaldavano i cuori dei fans: 'Fiesta' (ma forse piaceva solo a me e a Gabri), 'Vieni Ragazzo' e 'Io & Bobby McGee' erano pezzi tutt'altro che scontati.






Scoprii dopo alcuni mesi una cosa divertente e che ad essere sincero mi riempì di orgoglio.
Mi spiego: nella primavera del 1991 uscì infatti un orrendo live con l'orrendo titolo 'Giannissima'. Sul giudizio al titolo non credo di dover dare spiegazioni. Per quanto concerne il disco in sé posso solo dire che al cospetto di 'TuttoLive' del 1985 faceva una figura pessima da tutti i punti di vista.
Una sola cosa lo rendeva ASSOLUTAMENTE UNICO: tra le foto che corredavano l'LP e solo l'LP (sul CD, ciccia) vi è una immagine in b/n scattata dal famoso fotografo Guido Harari, presa dal fondo del palco, con Gianna di schiena e tutto il PalaTrussardi inquadrato. 
Ovvio: in prima fila mi si scorge, occhialuto e urlante. La prossima volta che avrò accesso alla mia collezione di vinili, che per motivi di spazio non ha ancora avuto il via libera ad entrare in casa mia, scansisco e posto. Lo so che ci tenete a vedermi nel mio fanatismo di 19enne!


Visto con: Paola, Gabri, Letizia
Scaletta: Scandalo / Primadonna / Madonna-Welt / Fiesta / Salomè / Vieni ragazzo / Sorridi / Avventuriera / Profumo / Kolossal / Dea / Ragazzo dell'Europa / E-ya-po e-ya-po / I Maschi / America / Latin lover / Bello e impossibile / Io e Bobby McGee / Terra straniera

mercoledì 26 gennaio 2011

9. 3 dicembre 1990 - SUZANNE VEGA

Open Hand Tour
Teatro Orfeo - Milano
Durata: 1h 50'
Supporter: Steve Booker
Prezzo: 44.000 Lire
Posizione: 2° fila
Sold-Out: No
Pubblico: Pieno







Le 'prime volte' stavano per finire, ma questo concerto me ne riservava almeno due: primo concerto a teatro e primo concerto con supporter. Entrambi non mi hanno mai del tutto entusiasmato. Intendiamoci: ci sono concerti che si adattano perfettamente all'atmosfera composta di una sala e capita di avere la fortuna di assistere alle esibizioni di artisti interessanti prima dell'headliner. Resta il fatto che trovo il concerto seduto in poltroncina un po' limitativo e 9 volte su 10 non mi frega assolutamente nulla di stare ad ascoltare un perfetto sconosciuto. 
In quella occasione particolare ero in 2° fila con Sara ed attraversavamo un periodo particolare della nostra storia, quindi la serata assumeva una valenza bizzarra. La musica malinconica di Suzanne non aiutava, diciamo.
Ci 'godemmo' quindi lo sconosciuto Steve Booker che aprì le danze: confesso che sentirlo suonare non deve essere stata esattamente una folgorazione, perché ho un vago ricordo di un tizio con una chitarra e un microfono, ma potrebbe essere una mia sovrapposizione al maschile di Suzanne Vega che di lì a poco l'avrebbe (finalmente) sostituito sul palco.
Resta il fatto che in un moto di curiosità sono andato a vedere se nel frattempo il buon Steve si sia ridotto a fare la fila alla mensa dei poveri e invece, cosa ti scopro? Che ha scritto, tra le altre, molte delle canzoni più famose del primo album di Duffy (compresa 'Mercy') che è ad occhio e croce uno dei dischi più venduti degli ultimi 20 anni, quindi è più probabile che sia in panciolle nella sua villa multimilionaria a Malibù.
Il concerto vero, quello di Suzanne Vega, fu bellissimo e godibilissimo, anche se ricordo perfettamente che non riuscivo a vederle le scarpe. Eravamo troppo sotto palco. Ero ipnotizzato da come suonava la chitarra acustica e dalla sua voce discreta ed incisiva allo stesso tempo. Poi il disco 'Days Of Open Hands' era davvero un bel lavoro che avevo ascoltato fino allo sfinimento. Anzi: ve lo consiglio. Io lo sto riascoltando scrivendo questo post e devo dire che regge benissimo il passare di un ventennio abbondante.

In seguito avrei visto altri due concerti di Suzanne Vega, entrambi speciali anche se per motivi diversi. Poi ci siam persi di vista ma rimane un'artista che ha aperto la strada ad un genere, o almeno alla sua riscoperta. Respect!


Visto con: Sara

martedì 25 gennaio 2011

8. 15 novembre 1990 - DAVE STEWART

Rolling Stone - Milano
Durata: 1h 50'
Prezzo: Gratis
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Pubblico: 300/400 p.c.




Secondo concerto al Rolling, secondo mezzo flop di pubblico e secondo concerto visto dal palco, il tutto a sole 24 ore da quello di Wendy & Lisa.


Una 'prima volta' però la sperimentavo: concerto gratis! Non ricordo come ma una delle amiche che vennero con me aveva dei pass gratis. Forse per rimpinguare un po' la vendita di biglietti che, mi accorsi ben presto, doveva essere stata davvero scarsissima.

Ancora una volta a poche ore dalla precedente, controllavo desolato dalla prima fila lo sparuto gruppo di fan degli Eurythmics arrivati per assistere al concerto del chitarrista e (per buona parte) mente della band che l'anno prima avevo vista insieme ad altre 10.000 persone. In queste situazioni mi aspetto sempre che l'artista abbia una crisi isterica e mandi a cagare l'ingrato pubblico presente, ma personalmente non mi è mai successo e ha sempre vinto la professionalità e la responsabilità di chi stava sul palco.
Di recente effettivamente il leader dei Delphic si è fatto tutto il set con un muso che toccava terra, senza mai aprire bocca, per il poco pubblico accorso al Magnolia a vederli. I Delphic... vabbé.

Invece il buon Dave, autore, chitarrista e produttore con decenni di esperienza alle spalle, fatti di stadi pieni e folle oceaniche, non fece un plissè: salito sul palco e constatata l'esiguità del pubblico presente decise di farci salire quasi tutti sul palco. Questa volta dietro di lui. Ancora! Tanto che nell'ingenuità dei miei pochi concerti visti pensai fosse una mezza costante: invece da allora, non è mai più successo. MAI!


Tornando a questo concerto, quello che c'era da segnalare è stato segnalato. I ricordi si interrompono qui.


Visto con: Sara/Roberta U.

lunedì 24 gennaio 2011

7. 14 novembre 1990 - WENDY & LISA

Erotica Tour
Rolling Stone - Milano
Durata: 2 ore
Prezzo: 27.500 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Pubblico: 5/600 p.c.





Ecco, questo è quello che si definisce un 'concerto indimenticabile'. Non è l'unico, probabilmente non è il più clamoroso, ma è certamente il primo!
Fino al momento in cui poi è successo quel che è successo (poi ci arrivo, giuro), l'arco di tempo che va dal mio arrivo all'inizio dello show non si era discostato di molto dalle esperienze fatte fino a quel momento: uscito da scuola mi ero precipitato al Rolling Stone, tutto solo esattamente come era successo al primo concerto di Wendy and Lisa visto l'anno prima. In coda di fronte al locale ebbi anche modo di veder arrivare il bus della band e dal quale uscirono velocemente tutti i componenti... ovviamente agitatissimo mi avvicinai con troppa flemma per tentare un saluto, ma rimediai un sorriso un attimo prima che tutti scomparissero nei camerini.
Big Delusion, ma ancora non avevo idea di cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
Ad inizio show eravamo poche file di persone, ma la band non pareva particolarmente offesa. Anzi: Wendy dopo pochi pezzi pensò bene di chiederci se volevamo salire sul palco, di fronte a loro. Un solo istante di stupore e poi via a scavalcare la transenna, sotto lo sguardo vigile e un po' preoccupato della Security. Io, chevvelodicoaffà, ero estaticamente e scomodamente seduto al centro del tutto, ad un metro da Wendy.
Un'esperienza mistica, essere nel centro di un live, oltre la prima fila, oltre la transenna. Meraviglioso.
E in questo delirio di gioia estrema, io cosa penso bene di fare? Ma ovviamente di registrare tutto su cassetta, con il walkman. Sì sì, io, sul palco a due passi dalla cantante, ho deciso che sarebbe stata una splendida idea e che gli artisti, in generale, fossero entusiasti che si registrassero illecitamente i loro live.
Certo, io ero spinto, in quello che per un pelo non si trasformò in una piccola tragedia concertistica, dalla mia ingenuità e dalla mia esperienza inesistente. Ma le mie intenzioni erano pure! Così, candidamente, finita una cassetta non feci altro che prenderne una vergine, sostituirla e premere REC. Niente di più e niente di meno.
Peccato che ad adocchiare le mie mosse fu proprio Wendy che dopo un paio di canzoni fece due passi, si abbassò su di me e mi chiese (in inglese) cosa cazzo stessi facendo e, anche se non capii alla perfezione ogni singola parola, intuii che non era esattamente felice.
OH. MIO. DIO. Ovviamente spensi tutto, ma ormai era fatta. Ora la mia punizione era di essere lì seduto in una situazione privilegiata potenzialmente gioiosa, ma con lo sguardo inquisitorio di Wendy fisso su di me. Ero distrutto dal dolore e dalla vergogna e non potevo neanche scappare.
Io, il fan che fino a quel momento aveva cantato a squarciagola ogni singolo pezzo (non dimentichiamo che ero e rimango l'unico essere vivente al mondo ad essersi appassionato prima a W&L che a Prince...), mi ero trasformato in un triste, silenzioso e timidamente plaudente chiunque.
Unica consolazione era Lisa che dietro alle sue tastiere, cercava di tirarmi su facendo facce buffe rivolte alla sua amica.
Poi, ad un certo punto proprio lei chiamò Wendy per dirle qualcosa all'orecchio, che nella mia immaginazione è sempre stato un qualcosa tipo: 'ma non vedi che quel cretinetti certo non voleva fare un bootleg con la registrazione, ma una cassettina da conservare per tutta la vita?'. E lei si convinse, perché tornata al microfono e con gli occhi fissi sui miei, disse (... amplificata ...): 'I love you, do you love me?'.

Panico. 

No, perché avevo capito perfettamente la domanda, ma la bocca mi si era prosciugata e cementata e non riuscivo a proferire parola. Così lei ripeté: 'I love you, do you love me?'.
Presi il coraggio e nell'estrarre la cassetta per consegnargliela feci un timido cenno di sì con la testa. 

E poi accadde: Wendy bloccò il tizio della security che si stava precipitando con pessime intenzioni su di me. Sì riavvicinò al sottoscritto, prese la cassetta dalla mie mani e mi baciò, sulla bocca.

Potrei chiudere qui. Il concerto andò avanti, io ero semplicemente sotto shock. Mi ripresi in tempo per gli ultimi pezzi e per tornare ad essere l'anima portante del pubblico... come provare a spiegare cosa rappresentò quel momento per il 18enne (fanatico) che ero allora? So solo che uscii dal Rolling Stone fluttuando a qualche centimetro da terra e a quelli che mi dicevano: 'Sei tu quello che Wendy ha baciato?' rispondevo con lo stesso cenno del capo che avevo riservato a lei. Solo con un sorriso ebete in più.

Per concludere desidero rassicurarvi: da allora non ho più registrato nessun concerto. La qualità fa schifo e se ti beccano ti requisiscono il nastro. Ma non ho baciato più nessuna star sulla bocca. :(

PS: in tutto questo casino mi rimase la prima cassetta con 60 minuti di concerto registrato ... deve essere ancora da qualche parte!

domenica 23 gennaio 2011

6. 3 maggio 1990 - TINA TURNER

Foreign Affair: the Farewell Tour
Palatrussardi - Milano
Durata: 1h 50'
Prezzo: 44.000 Lire
Posizione: Spalti
Sold-Out:
Pubblico: Pieno




... e poi arrivò lei e nulla fu più uguale a prima.
Adoro tutte le tipologie di concerto e tutte le sue forme, il solo fatto che abbia creato un blog per parlarne credo lo renda scontato: intimo in un piccolo locale, magari acustico, open-air o elettronico da club. 
Ma Lei, più di 20 anni fa, mi mise di fronte ad una miscela di cui, da lì in poi, non avrei potuto e voluto più fare a meno: lo show spettacolare, quello che unisce la musica allo spettacolo, le trovate sceniche alla danza. Il tutto a supporto di un'artista capace di non farsi schiacciare da tutto questo.

Tina fu una vera folgorazione: quando sugli spalti, assieme alla mia compagna di classe Patty, assistetti all'inizio di quello che doveva essere una data dell'ultimo tour dell'allora 50enne cantante americana (ce ne sarebbero stati credo altri due), capii che quello che vedevo mi piaceva molto: da una irta scalinata di una 10ina di metri infatti l'arzilla signora scese con tacchi a spillo, mini vertiginosa lamè e una parrucca che più grossa e cotonata non s'era mai vista!


Ho ancora impressa la sensazione che mi diede la sua voce, chiara, potente e graffiante! Con la mia amica ci guardavamo sbalorditi ad ogni canzone, un po' perché a 18 anni non ci era mai capitato di vedere e sentire nulla di simile prima, ma soprattutto perché la Signora Turner teneva il palco come un vero animale da palcoscenico, trascinando il pubblico a ballare e cantare con lei, senza mai fermarsi se non per le ballad che le davano il tempo di riprendere fiato.
Le quasi 2 ore di spettacolo volarono, dagli spalti sentivo la mancanza della prima fila ma al contempo godevo, per la prima volta, del piacere di assistere ad uno show ad una certa distanza, potendone apprezzare l'insieme e soprattutto, senza soffrire schiacciato e strattonato dalla folla.


Ma avrei dovuto aspettare solo il concerto seguente, per provare l'esperienza quasi unica di andare oltre la transenna...




Visto con: Patrizia G.
Scaletta: Steamy Windows / Typical Male / Foreign Affair / Undercover Agent for the Blues / Ask Me How I Feel / We Don't Need Another Hero / Private Dancer / I Can't Stand The Rain / Nutbush City Limits / Addicted to Love / The Best / I Don't Wanna Lose You / What's Love Got to Do With It / Let's Stay Together / Proud Mary / What You Get Is What You See / Show Some Respect / Better Be Good to Me / Be Tender With Me Baby

sabato 22 gennaio 2011

4. 16 settembre 1989 - LUCIO DALLA e STADIO

Palatrussardi - Milano
Durata: 1h 30'
Prezzo: Gratis
Posizione: Spalti
Sold-Out: No
Pubblico: Pieno







Non ricordo nulla di questo concerto, se non che ci regalarono i biglietti ad una fiera, credo il Salone Internazionale della Musica (ci si andava a vedere gli HI-FI che non avremmo mai avuto). Non mi interessava neanche molto andarci e meno ancora interessasse a Sara, ma ad un concerto gratis di uno come Lucio Dalla non si rifiuta. Allora questa era la mia filosofia.


Visto con: Sara / Roberto L.

5. 31 ottobre 1989 - EURYTHMICS

Revival Tour
Palatrussardi - Milano
Durata: 1h 45'
Visto con: Sara/Roberta U. (Paola/Flavia)
Prezzo: 33.000 Lire
Posizione: 1° fila
Sold-Out: No
Pubblico: Pieno




Il 1989 si chiudeva con un concerto che era nella mia 'wish-list' da alcuni anni e che nella mia personale classifica veniva solo dietro a Gianna. Gli Eurythmics.
Mi ero perso nel 1986 il tour di Revenge, il più epico da loro intrapreso, divenuto famoso in quegli anni anche perché la Signora Lennox si faceva metà concerto in reggiseno (rosso).
Mi apprestavo quindi ad assistere alla data milanese di un tour a supporto di un disco abbastanza sfigato. 
Un po' come era successo prima del concerto della Nannini, un disco della band britannica ('Savage') aveva subito l'onta di non essere seguito da nessun concerto. Con mia somma gioia.
Certamente non disturbato dalla pochezza dell'ultimo LP e accompagnato da Sara (la condivisione continuava), mi feci la solita trafila pre-concerto, fatta di lunghe attese, ancora una volta nella squallida desolazione del parcheggio di Lampugnano.

Il show fu come prevedibile di fortissimo impatto: Annie Lennox era una regina, convertita questa volta dalla lingerie alla sottoveste. Mi presentavo per la prima volta al cospetto di un pop internazionale di un certo spessore, che qualche traccia tra la fine degli anni '70 e la metà degli '80 l'aveva lasciata. A differenza di Smith e della sua timidezza impacciata, Annie Lennox era una front-woman dalla grandissima carica, che trascinava il pubblico guardandolo negli occhi. E che occhi.


Il pubblico anche in quella occasione fu un tantino impegnativo, tanto che dopo qualche canzone Sara, immersa nella folla, pensò bene di farsi estrarre dalla Security. Con quest'ultima ebbi in seguito un scambio di idee che rischiò di rovinarmi l'ultima parte dello spettacolo: munito di macchina fotografica reflex scoprii che non è un'idea geniale portarla in prima fila. Un energumeno cercò di strapparmela dalle mani. Alla fine riuscii a non farmela confiscare, ma le foto che ne risultarono facevano comunque pena.

Gli Eurythmics sfamavano quindi per la prima volta la mia fame di musica pop/elettronica/dance. Per avere la prima icona musicale mondiale, il primo concerto-show, il primo palco spettacolare, avrei solo dovuto aspettare pochi mesi... 


Visto con: Sara/Roberta U. (Paola/Flavia)

giovedì 20 gennaio 2011

3.1. 8 giugno 1989 - THE CURE - 2° parte

Eravamo dentro, eravamo di fronte al palco ed eravamo assieme.

Si era unito a noi un tizio il cui nome si è perso nella memoria (ma Barbara potrebbe colmare questa lacuna) che avevamo conosciuto nell'attesa di entrare.

Tra il pubblico avvistammo nientepopodimenoche i Depeche Mode, che in quelle settimane erano impegnati a Milano nelle registrazioni di 'Violator'. Parliamone.
Si era tranquillamente seduti a cercare di capire come ovviare all'impossibilità di accedere ad un cesso per 15 ore consecutive quando, come d'abitudine (lo scoprii in quell'occasione) un movimento improvviso di qualcuno sulla sinistra della transenna diede il via ad uno tzunami umano. Con uno scatto felino io e Barbara superammo chi ci si parava davanti e ci arpionammo alla transenna, le altre due poco dietro di noi.
Tra tanti casini avevamo la prima certezza della giornata: di lì non ci saremmo staccati. Questo valeva solo per me e Barbara però, che solidamente ancorati, ostacolavamo con gomiti tra le costole e una postura inamovibile tipo Sfinge, qualunque tipo di tentativo di inserirsi tra gli eletti del 'front-stage'. La prima fila è così: non si guarda in faccia a nessuno. Non esiste pietà, che tu sia basso o svenevole, gracile o asmatico. La prima fila non si cede, mai. Se stai male, fatti tirare fuori. Se sei basso, vatti a sedere sugli spalti; e la prossima volta, corri più veloci.

Così, stretti stretti, ci godemmo una lunga attesa, passata ascoltando inizialmente musica country (lo giuro: al concerto dei Cure, prima dell'inizio dei supporters, la musica in diffusione era COUNTRY) e a seguire i gruppi di spalla: ad aprire la parte live furono gli Shelleyan Orphan, band sconosciuta ai tempi, figuriamoci oggi. Malsopportammo il set in attesa del secondo supporter, che era il ben più famoso e apprezzato Marc Almond.

Nel frattempo la Gabri aveva gettato la spugna, abbandonandoci per andare sugli spalti.
Rimasti in tre, godemmo dello spettacolo fornito dall'ex voce dei Soft Cell (riunitisi poi parecchi anni dopo), nonostante la calca diventasse sempre più opprimente.
Niente però al cospetto di quello che ci attendeva con Robert Smith, Simon Gallup e gli altri sul palco. Con il sole che illuminava ancora l'Arena, entrarono sul palco pieno di fumo e attaccarono 'Plaisong', la prima traccia di 'Disintegration': ricordo perfettamente l'emozione di essere lì con le persone che più amavo al mondo; di fronte a noi Simon Gallup, coperto da un cappello a tesa larga, ci dava da subito prova della postura che da anni adoravamo: gambe divaricate, basso suonato ad altezza polpacci. Sulla sua sinistra Robert Smith, perfettamente iconografico nei sui capelli laccati, cerone, ombretto e rossetto sbavato vagava perso in quei pochi metri quadrati. Sul palco sembrava una bambola, quasi sempre immobile. Pochissimi sguardi rivolti al pubblico. Ma la sua voce e la sua chitarra … erano un connubio indescrivibile.
Sentire finalmente le canzoni che conoscevo, reinterpretate in concerto, fu una folgorazione.


Dopo forse 3 canzoni anche Sara diede forfait e ci abbandonò. Restavano solo io e Barbara, stoici, sofferenti ma inamovibili.
Alla fine la sofferenza era quasi pari alla gioia dello spettacolo a cui stavo assistendo: ore e ore sotto il sole, la ressa e il pogo che a due passi dietro me non faceva che spingermi contro la transenna ad ondate regolari, mi portarono al limite della sopportazione.
Durante i bis, a causa dei dolori al costato dovuti alla pressione contro il metallo della barriera, mi dovetti girare di lato, col risultato di ritrovarmi pugni e gomiti della gente intorno a me, saldamente infilati nello stomaco e nella schiena. Qualcosa di molto vicino ad un incubo.
Il finale lo ricordo interminabile, non ce la facevo davvero più a resistere. La canzone che chiuse la scaletta fu 'Faith', che per come stavo, mi parve durare delle ore. Probabilmente si trattò 'solo' di ¼ d'ora...

E poi tutto finì, lentamente la calca si diradò e ci ritrovammo noi 4 riuniti di fronte al palco, felici ma soprattutto distrutti, incapaci in quel momento di cogliere fino in fondo la portata dell'evento a cui avevamo assistito.
Per molti aspetti quel concerto fu la 'nostra Woodstock': ripensando alle centinaia di live a cui ho assistito sino ad oggi, non posso non prendere atto del fatto che quel concerto rimane il più debilitante, distruttivo e faticoso di sempre. Ma al quale va aggiunta quella speciale sensazione di unione e condivisione totale: non era solo 'divertimento', era essere nel luogo giusto, nel momento giusto, con persone che più 'giuste' non potevano essere.
Il dolore non contava più nulla.


Visto con: Barbara (Sara/Gabri)
Scaletta: plainsong /pictures of you / closedown /kyoto song / a night like this/ just like heaven / last dance /fascination street / cold / charlotte sometimes /the walk / a forest / inbetween days /the same deep water as you / prayers for rain / disintegration / lullaby / close to me / let's go to bed / why can't i be you /three imaginary boys / boys don't cry / faith

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